Paolo
Cosentini propone una classificazione degli uomini e dei
cittadini, ragionando con piacevolezza, sulle loro differenze
nell’essere attori del sociale o nell’essere semplici comparse,
pur sempre utili nei bozzetti proposti con estensioni
psicologiche. Nel capitolo “Sulla scelta del tipo dei pensiero” l’Autore cita il Pensiero
stanco, quello ozioso, quello furbo e quello positivo ma è il
Pensiero stanco che
da il titolo alla pubblicazione a lungo meditata. Deve pure
avere un senso!!
Nella
narrazione non compaiono profili di personaggi popolari e
mestieranti alla Plauto piuttosto bozzetti ricavati dalla
sensibilità di chi utilizza la fisiognomica, senza le asprezze
deterministiche di Cesare Lombroso ma con i riferimenti etici
all’umano di Johan Kaspar Lavater, osservando l’umanità che
scorre e si curva alla ricerca di una postazione che consenta di
sopravvivere col minore dispendio di energia e con una buona
disposizione a valutare l’esistenza ed in questo senso la
citazione nel testo di Celine coglie nel segno.
Splendida
la tipologia dell’astensionista
che vota, un poco come il no vax che si è già iniettato il
vaccino.
L’Autore
infine si pente, diremmo così, di classificare l’umanità, quella
scanzonata e quella dolente, ricorrendo alla immagine
immediatamente riconoscibile della Torre di Babele per
riconsiderare l’umanità nella dimensione dell’indistinto e del
cangiante, come è naturale che sia. Nei vari punti e momenti del
campare l’uomo/cittadino si riconosce vario e unico e la bonomia
che traspare dalla scrittura fa giustizia della severità dei
giudizi.