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Una mancata occasione di
sviluppo per il retroterra calabrese ?
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Il porto di Gioia Tauro rappresenta una piattaforma
logistica strategica nel bacino del Mediterraneo; posto
lungo l'asse Suez-Gibilterra, uno dei corridoi marittimi più
trafficati del mondo, lo scalo calabrese e', infatti, leader
per movimentazione di Teus (*TEU= twenty-foot equivalent
unit)
La sua apertura ufficiale è avvenuta nel maggio del 1994 e
la crescita dei traffici nel giro di pochi anni e' stata
eccezionale. Si e' passati dai 17.000 Teu (con 50 navi
attraccate) nel 1995 a
oltre 2,6 milioni Teu (con 3.060 navi) nel 2003. Grazie,
poi, alla sua conversione in porto di transhipment (il trasbordo
di merci dalle navi oceaniche a quelle mediterranee) sono stati
creati oltre mille posti di lavoro.
Gli elementi, che hanno giocato un ruolo importante nello
sviluppo dello scalo e che hanno portato Gioia Tauro ad essere
il più importante porto italiano per la movimentazione di merci
in container, sono da ricercare nella localizzazione
baricentrica che permette al porto di servire l'intero bacino
del Mediterraneo con
una deviazione minima dalle rotte principali di navigazione e
nei fondali (12-18 metri) e nell’ampiezza di un bacino di
ingresso, che consentono l'attracco di navi oltre i 6.000 Teu.
Il porto di Gioia Tauro, quindi, costituisce uno
straordinario punto di raccolta del traffico merci
internazionale di considerevoli volumi, soprattutto in
importazione, con un potenziale mercato interno di 60 milioni di
consumatori in Italia ed un ben più ampio mercato europeo.
Occorre però sottolineare che l’area portuale non dispone di
collegamenti e di sistemi stradali (A3) e ferroviari (linea
Napoli-Reggio Calabria) adeguati ed inoltre esiste una forte
carenza di strutture e servizi integrati retro portuali che
agevolino lo scambio di merci fra le varie modalità di
trasporto. Ne consegue che
solo una limitata aliquota (intorno al 2,5%) del volume
di contenitori che toccano il porto di Gioia Tauro prosegue via
terra per raggiungere la propria destinazione
La parte più consistente e significativa di traffico è di tipo
“Transhipment”, ossia il carico di container dalla nave madre
transoceanica attraccata in porto viene distribuito su un’altre
navi feeder (navi per la distribuzione di dettaglio), che
proseguono poi verso i meglio organizzati porti del Nord Europa.
All’interno di tali aree portuali poi il carico di container
viene trasbordato su treni che proseguono verso le destinazioni
finali all’interno del continente e perfino verso l’Italia.
Ora, se si considera che, sulla base dei dati statistici
disponibili, il 30-40% circa delle origini-destinazioni potrebbe
riguardare collegamenti ferroviari diretti dal porto di Gioia
Tauro, si capisce, quale entità di business possa svilupparsi,
sostenendo concretamente l’ avvio del trasporto intermodale
nave-treno, che preveda l’inoltro via ferrovia delle merci
pervenute con le navi transoceaniche al porto di Gioia Tauro.
Naturalmente L’ attivazione di un processo di
“industrializzazione del trasporto ferroviario” comporta
scelte “di campo” e messa a disposizione di risorse per
migliorare le infrastrutture, rendere efficiente la logistica ed
attuare un moderno processo di controllo delle merci e di
rilascio delle autorizzazioni, ma anche per sostenere
nuove iniziative con
margini economici di rilevo, che, anche attraverso l’intervento
della ricerca e
dell’innovazione tecnologica, siano in grado di creare volumi di
merci per alimentare e sostenere il trasporto ferroviario. A
tutto ciò occorre aggiungere, ovviamente,
la necessità di rendere più attraente il trasporto
ferroviario, riducendo i costi di trazione e soprattutto di
manovra ferroviaria, in modo da renderlo competitivo sul lungo
raggio rispetto al feeder via mare.
Probabilmente c’è stata una scarsa sensibilizzazione delle
strutture politico, amministrative, sociali ed economiche sul
potenziale che l’ area di Gioia Tauro avrebbe potuto costituire
per lo sviluppo economico e quindi occupazionale dell’
entroterra calabrese.
A ciò occorre aggiungere che uno sviluppo sostenibile
delle attività retro portuali
e dei trasporti potrebbe favorire
l’affermarsi di nuove sistemi di imprese e nuovi lavori,
come nel settore della trasformazione, dell’agro-alimentare, del
commercio, e non ultimo del turismo culturale e di qualità,
valorizzando il patrimonio ampio ed articolato di “risorse
pregiate”, di cui la regione Calabria dispone quali quelle
legate alle risorse naturali (boschi, montagne, vegetazione,
mare) ed alla storia (archeologia, cultura, tradizioni),
agevolate da condizioni meteo-climatiche favorevoli
all’agricoltura e ad un turismo di lungo periodo.
Alla luce di quanto sopra si vuol focalizzare l’attenzione
su due aspetti che dovrebbero sintetizzare le macro criticità
per uno sviluppo sostenibile dell’area calabrese: Il sistema di
trasporto terrestre (autostrada A3 e ferrovia Salerno-Reggio
Calabria) e la carenza di attività retro portuali dell’area di
Gioia Tauro.
Per quanto riguarda il primo punto e con riferimento
all’autostrada A3 il disastro è sotto gli occhi di tutti e non
ha bisogno di commenti. Relativamente al sistema ferroviario si
pensi solo che l’offerta di servizi da parte delle Ferrovie
dello Stato (Trenitalia ed RFI) è talmente scarsa da rendere non
solo difficile il trasporto delle merci su ferro, ma anche il
trasporto dei passeggeri con la conseguente proliferazione di
servizi su gomma per distanze medio lunghe, che ormai dalla
Calabria raggiungono mediante Autobus qualsiasi punto d’Italia.
Ciò, grazie anche all’indifferenza della Regione Calabria, che
fra l’altro non ha tenuto in alcun modo conto né delle
raccomandazioni della Comunità Europea né dei costi sociali che
tale scelta comporta (morti, intasamento della rete stradale ed
autostradale, inquinamento maggiori consumi energetici, maggior
usura delle strade etc.)
Per quanto riguarda Il secondo punto occorre considerare che dal
2008 le attività di “Transhipment” nel
porto di Gioia Tauro
hanno cominciato ad avvertire il peso della concorrenza di porti
Nord Africani, ben organizzati da un punto di vista logistico ed
avvantaggiati da una serie di fattori economici e sociali legati
al territorio, mentre nel 2011 c’è stato l’abbandono della
società danese Maersk, che da sola movimentava circa il 25% del
totale dei container. Tale
situazione avrebbe potuto costituire un importante occasione per
dare slancio, attraverso un intervento straordinario, allo
sviluppo ed al rafforzamento del retro porto e
proporre una
diversificazione delle attività, ad esempio favorendo un
processo di delocalizzazione produttiva e l'attuazione di azioni
di marketing territoriale e puntando ad uno sviluppo organico di
strutture e servizi integrati finalizzati allo scambio di merci
tra le diverse modalità di trasporto mirati, al fine di
incentivare l'attrazione di investimenti nell'area.
Anche in tal caso va sottolineata la disattenzione della Regione
Calabria, che non ha mai adottato una seria politica di sviluppo
in tale direzione né ha sostenuto quelle iniziative che a tale
politica di sviluppo avrebbero potuto dare un significativo
contributo.
A tal proposito si vuol menzionare il recente mancato finanziamento, tramite il bando PON 2007-2013, di un importante progetto per una Nuova Aggregazione Pubblico-Privata, costituita da Università, Organismi di Ricerca, Imprese di trasporti/logistica, Imprese di produzione di servizi e trasferimento tecnologico ed imprese di produzione e trasformazione nel comparto Agro-alimentare. Tale Aggregazione avrebbe dovuto curare la progettazione di una piattaforma logistica di caratura internazionale nell’area di Gioia Tauro, caratterizzata da alcune filiere strategiche come l’Agroalimentare ed il Far Trade (Commercio equo e solidale - prodotti lavorati senza causare sfruttamento e povertà nel Sud del mondo) ed in grado di sostenere una forte spinta in avanti per la realizzazione di un sistema complesso di infrastrutture e, soprattutto, di servizi disposti sinergicamente in rete, che siano in grado di avvalersi delle innovazioni tecnologiche di settore (ICT, ITS, tecnologie del freddo etc.) e di esercitare una forte attrattiva per imprese extra-regionali.
Ing. Giovanni Garofalo
*TEU=misura usata per determinare la capienza di una nave in
termini di numero di container o il numero di container
movimentati in un porto in un certo periodo di tempo,